Dalla riviera al turismo lento: la Romagna da riscoprire grazie ai corsi GAE

 

Essere una guida ambientale escursionistica rappresenta molto più che condurre gruppi e turisti in escursioni o trekking. Significa accettare una missione: promuovere attivamente il turismo sostenibile e contribuire alla riscoperta di ambienti unici, immersi nella natura.

Ambienti ricchi non solo dal punto di vista ambientale e paesaggistico ma anche da quello storico e culturale. E proprio la Romagna è un territorio che può offrirne tantissimo. In questa intervista ne parliamo con Enrico Laghi, guida AIGAE e docente nei corsi per Guida Ambientale Escursionistica. 

 

Partiamo con una chicca: il Monte Busca. Il turismo tradizionale esalterebbe il fenomeno del suo piccolo “vulcano” anche se in realtà si tratta di una fontana ardente. Come presenterebbe il Monte Busca una Guida Ambientale Escursionistica, i cui compiti sono al tempo stesso promuovere e fare divulgazione?

 

Il termine vulcano è sicuramente più “seducente” di fontana ardente. Quando si promuove qualcosa ed il turismo ne è uno dei più chiari esempi, si utilizzano slogan e termini che colpiscano la possibile utenza. Il compito della Guida GAE è condurre “nella sostenibilità” e divulgare “svelando il fascino della realtà”. Se dovessi fare una locandina di promozione unirei i due aspetti, descrivendo la camminata “…alla scoperta del più piccolo “vulcano” del mondo, la FONTANA ARDENTE di Monte Busca…”

 

In che modo i luoghi caratteristici, i percorsi e i parchi di questo territorio possono differenziare e arricchire l’offerta turistica della riviera romagnola?

 

La Romagna è una regione territorialmente molto complessa. Non c’è solo il mare, anzi. La riviera è un fiore all’occhiello ma ne occupa la minor superficie. Ci sono sentieri, antiche strade e aree protette che permettono di scoprire la maggior parte del territorio e della sua biodiversità. Non possiamo certo dimenticare poi il Parco Nazionale Foreste Casentinesi e il Parco della Vena del Gesso Romagnola al cui interno si trovano due aree Patrimonio Mondiale UNESCO.

La differenziazione dell’offerta è evidente: ciò non toglie che si potrebbe o dovrebbe coinvolgere gli operatori turistici affinché inseriscano nei loro servizi gite fuori porta nei Parchi e nei territori dell’entroterra, con Guide GAE. Si tratterebbe di promuovere promuovere nel contesto del turismo di massa e del divertimento della riviera l’offerta del turismo lento e sostenibile del “resto” della Romagna. 

 
 

Come e quanto si intersecano storia e natura in questo territorio?

 

La Romagna possiede una storia il cui legame con la natura è continuo e indissolubile. Da Annibale alle Compagnie di Ventura fino alla Seconda guerra mondiale la natura è stata cornice di grandi eventi storici: l’Appennino Tosco-Romagnolo è stato uno dei più importanti teatri della Resistenza.

Dopo il grande esodo rurale degli anni ’50-’60, l’Appennino si è spopolato: quelli che un tempo erano poderi dediti alle coltivazioni e all’allevamento sono oggi una miriade di ruderi nascosti dalla vegetazione delle foreste. Lo spopolamento però non è stato totale ed il territorio, grazie alle genti che hanno resistito ed ancora lo abitano, ha conservato peculiarità e forti tradizioni tutte da scoprire.

 

Il compito di una Guida Ambientale Escursionistica, oltre alla conduzione del gruppo lungo il sentiero, è anche quello di essere una fonte di divulgazione. Quanto viene valorizzato questo aspetto nel corso GAE a Forlì?

 

Proprio perché, quello della Guida Ambientale Escursionistica è un mestiere culturale-naturalistico, l’aspetto divulgativo è fondamentale e valorizzato al massimo soprattutto nel corso GAE di Forlì.

Durante le lezioni e le escursioni dedichiamo sempre un’attenzione particolare a questo argomento per preparare le future guide a mettere in pratica un aspetto che potrebbe sembrare teorico e accessorio, ma non lo è. 

 
 

Il legame tra fuoco e natura è testimone di ciò?

 

Assolutamente. Come dicevo prima, la Romagna è una terra contadina ed in quanto tale, in essa si conservano le tradizioni della ruralità, della vita a contatto con la natura. Uno degli aspetti legati al rinnovamento, ad esempio, è quello dell’accendere falò alla fine dell’inverno

Esiste un giorno preciso nel quale i fuochi vengono accesi, soprattutto in Appennino ma non solo, ovvero la sera del 18 Marzo che è la vigilia di San Giuseppe. La tradizione dei fuochi di San Giuseppe è la traslazione di riti pagani che si tenevano in prossimità dell’inizio della Primavera.

Questi fuochi prendo vita in ogni campagna romagnola (a Rocca San Casciano si tiene ogni anno la famosissima Festa del Falò), si bruciano le potature e vecchi oggetti in legno non più utilizzabili. 
Un appuntamento attorno al quale creare escursioni o cammini per offrire a tutti gli interessati una esperienza turistica completa.

 
 

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