Intelligenza emotiva, empatia e ascolto sono oggi qualità chiave per sviluppare una leadership efficace. Ne parliamo con il docente del corso Nicola Polverino "Leadership digitale e intelligenza emotiva: guida il cambiamento con empatia e innovazione". Il Dott. Polverino è uno psicologo del lavoro con lunga esperienza nell’orientamento professionale, nello sviluppo delle competenze trasversali e nel team building.
L'intelligenza emotiva sarà sempre più importante.Con l’aumento dell’uso delle tecnologie cresce anche il rischio del technostress, una risposta ansiosa legata all’uso pervasivo dei dispositivi digitali. L'intelligenza emotiva potrebbe differenziare le persone che usano la tecnologia in modo efficace da quelle che si faranno usare dalla stessa. Anche la consapevolezza di sé diventerà di conseguenza sempre più importante: ne è prova la crescente richiesta di corsi legati alle tecniche meditative e alla mindfulness. L'empatia, ciò che è veramente in grado di distinguerci dall'intelligenza artificiale e che ci darà ancora per molto tempo vantaggio competitivo, sarà la skill chiave. In passato si è parlato pochissimo di empatia, ma oggi inizia a godere di un sempre maggiore interesse. Infine, menzione d'onore va all'assertività: un concetto che racchiude tutta una serie di skill preziose, ma anche un concetto di cui ancora oggi in pochi hanno sentito parlare.
La formazione tradizionale sta già cambiando da tempo e sta andando verso una modalità sempre più esperienziale. In questa prospettiva, il punto centrale non è più il formatore, bensì sono i partecipanti e tutto il bagaglio di esperienze che essi portano all'interno della formazione.Si è passati inoltre da modalità formative completamente in presenza a modalità formative completamente in webinar. Più che ad approcci nuovi, ritengo sia fondamentale guardare ad approcci integrati: ad esempio, sono ancora oggi poco diffuse le modalità blended, che danno la possibilità di avere i vantaggi di entrambi gli approcci.
Lavoro da remoto e strumenti digitali hanno fatto emergere ed estremizzato le dinamiche esistenti. Pensiamo a un gruppo di lavoro che ha una propria cultura basata sulla collaborazione, una buona comunicazione intesa nel senso letterale del termine, ovvero quello di mettere in comune e un modo già funzionante di relazionarsi sia tra pari che tra livelli differenti dell'organizzazione. In questo caso probabilmente l'introduzione di nuove tecnologie può essere una forte spinta verso l'innovazione, la velocizzazione dei processi e la semplificazione.Se, al contrario, un gruppo di lavoro ha una cultura basata sull'idea di controllo (purtroppo ancora molto diffusa), allora il lavoro da remoto diventerà un nemico da combattere, come accade nelle aziende che stanno riducendo al minimo lo smart-working. In questo contesto, inoltre, gli strumenti digitali possono anche diventare un'arma per camuffare il bisogno di controllo, attraverso gli abiti eleganti dell'analisi dei dati e dei numeri.
Il leader ha dovuto imparare a gestire l’ansia legata alla mancanza di controllo e apprendere nuove modalità comunicative, più immediate e legate ai dati e meno incentrate sul concetto di autorità. Un leader oggi deve essere pronto, molto più che in passato, a delegare. Dovrebbe imparare sempre di più, non a persuadere gli altri, ma a convincere gli altri. Convincere inteso come "Vincere Con". Le nuove tecnologie mettono a disposizione l'accesso ai dati e alle informazioni a molte più persone. Tra i collaboratori ci sarà sempre qualcuno che potrebbe conoscere più cose e aver sviluppato più competenze del leader, soprattutto pensando ai giovani e al loro rapporto privilegiato con le tecnologie. Il leader dovrà quindi imparare ad ascoltarli molto di più e a imparare da loro. Il leader dovrebbe essere, in sintesi, un facilitatore di senso e un traduttore culturale, capace di far dialogare mondi e generazioni diverse, spesso con alfabeti tecnologici differenti.
Apertura mentale, necessaria ad affrontare un contesto socio-culturale in continua trasformazione, e che muterà sempre più velocemente proprio grazie alle nuove tecnologie. Oltre a empatia ed intelligenza emotiva, di cui abbiamo parlato prima.
Il senso di appartenenza, anche a distanza, si costruisce intorno a tre leve fondamentali.Il riconoscimento autentico, perché le persone hanno bisogno di sentirsi viste. Questo non significa solo complimentarsi, ma dare feedback frequenti, contestualizzati e sinceri. Anche un semplice “ti ho visto, grazie per quello che hai fatto” ha un impatto enorme nel lavoro da remoto.Rituali di gruppo: creare appuntamenti non strettamente operativi (come check-in settimanali, momenti di condivisione personale, virtual coffee, ecc.) aiuta a coltivare la dimensione sociale del lavoro. I team coesi, anche online, si riconoscono nei loro rituali, non solo nei loro obiettivi.Trasparenza e coinvolgimento: comunicare gli obiettivi, le difficoltà, i successi del team in modo aperto permette alle persone di sentirsi parte di qualcosa che conta. Il leader deve diventare un “narratore del gruppo” per alimentare l’engagement.La distanza fisica può essere compensata dalla vicinanza relazionale, ma serve intenzionalità: il senso di appartenenza online non nasce per caso, va coltivato.
I cambiamenti legati ai modi di esercitare la leadership sono sicuramente trasversali e riguardano tutte le organizzazioni. Per quanto riguarda invece le soft skill, dipende molto più dal contesto specifico.È molto importante analizzare quali sono le competenze da implementare e iniziare da subito un percorso di formazione, perché l'acquisizione di nuove abilità comportamentali e atteggiamenti è un processo che richiede tempo, allenamento e apprendimento continuo. Tra queste competenze ci sono sicuramente quelle legate alla leadership e alla guida di gruppo di lavoro, sia in presenza che online.
Gli enti di formazione stanno svolgendo un grosso lavoro di promozione nei confronti delle imprese per accrescere la consapevolezza sull'importanza di ragionare e formarsi su nuove modalità di Leadership, sulle soft skill e in generale sul legame che questi aspetti hanno con la digitalizzazione.Da quello che vedo ciò che manca è spesso la risposta positiva delle imprese stesse, che ancora oggi stanno sottovalutando un problema che diventerà sempre più grande nell'immediato futuro. Non hanno ancora interiorizzato l’importanza di formare il management su nuove modalità di leadership, non più fondate solo sulla guida delle persone, ma anche sulla gestione della cultura aziendale e sulla valorizzazione delle competenze individuali.