AIGAE, una nuova coordinatrice in Emilia-Romagna: conosciamo Annalisa Guaraldo

 

Educatrice ambientale, guida escursionistica, docente e da alcune settimane, coordinatrice regionale della prima associazione italiana per le GAE. Iniziamo il 2024 intervistando Annalisa Guaraldo, ex partecipante e docente di moltissimi nostri corsi per diventare guida ambientale escursionistica. Qual è il suo rapporto con l’ambiente e il territorio? E quali tappe sono presenti nel proprio cammino professionale? Lo scopriamo in questa intervista.

 

Da tanti anni ti occupi di formazione e natura: sia come guida ambientale escursionistica, sia come educatrice ambientale. È ancora più quello che impari dalla natura o ciò che insegni?

 

«È decisamente di può ciò che imparo. Man mano ascolto con maggiore attenzione, curiosità e interesse tutti gli elementi che incontro su un sentiero, in un bosco o sopra un crinale rimirando l’orizzonte. Gli elementi sono interconnessi tra di loro e con la mia mente, e in questo modo scopro la necessità di vivere questo collegamento.

Questo mi è ancor più chiaro quando sono con i bambini che vivono il rapporto con la natura con estrema naturalezza. Il tentativo con gli adulti è riscoprire quella naturalezza perduta o a volte semplicemente affievolita.

Non c’è escursione o sopralluogo in cui non torni con qualcosa di nuovo in tasca, un nuovo fiore scoperto, una storia del territorio che non conoscevo o una nuova emozione nel cuore».

 

Perché le guide sono importanti vettori di turismo e conoscenza?

 

«Ritengo che la parola vettore sia davvero azzeccata: siamo un collegamento tra ciò che il territorio sa regalare e gli occhi curiosi di chi vuole scoprire il mondo naturale o recuperare quel mondo rurale che purtroppo si sta perdendo. Siamo interpreti e sempre più spesso facilitatori di collegamenti. Faccio un esempio: le nostre escursioni sempre più spesso terminano con degustazioni e visite a piccole attività produttive che il singolo turista farebbe fatica ad apprezzare. In questo modo ha la possibilità di incontrare e conoscere, non solo il prodotto, ma anche il produttore stesso e la sua storia di tenacia e resistenza».

 

Conta di più la bellezza naturale di un luogo o l’esperienza del viaggio?

 

«Non credo che si possano dividere o dare una priorità uno sull’altra. L’esperienza del cammino è tale perché attraversa la bellezza e il sentiero conta nel momento in cui c’è un viandante che lo solca con occhi curiosi e orecchie attente. Come dicevo prima, tutto è interconnesso e sono importanti uno per l’altro».

 

Cosa si aspetta nel corso del 2024 e nei prossimi anni rispetto alla figura della guida ambientale?

 

«Come consigliera ho il fermo proposito di lavorare insieme a tutto il consiglio direttivo di AIGAE (Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche) sulla tanto attesa legge nazionale che inquadri la professione sviluppando la formazione e qualità della nostra professionalità. Diciamo che mi aspetto che la categoria continui a dare voce alla sempre più crescente qualità del lavoro svolto e che tutto questo venga riconosciuto dalle istituzioni e da quella parte di opinione pubblica che rimane scettica».

 
 

L’escursionismo può far recuperare terreno prezioso a territori ancora turisticamente meno battuti?

 

«Sono fermamente convinta di questa possibilità, l’escursionismo è un volano per il turismo sostenibile e responsabile. È l’unico mezzo per accostarsi a territori meno battuti che per loro natura non sopporterebbero un turismo di massa e necessitano di un turismo lento che si accosti in punta di piedi a realtà già fragili». 

 

L’Emilia-Romagna confina con tantissime regioni d’Italia. Quali sinergie si innestano tra coordinatori regionali diversi?

 

«Tante e su tanti fronti, dalle diverse questioni legate a parchi nazionali e interregionali ai cammini che attraversano la nostra regione e le altre. Oltretutto le guide non sono legate ai confini, anzi amano valicarli per scoprire nuovi itinerari e connetterli tra loro, spesso accade che una realtà culturale sia legata ad un’area geografica oltre i confini, le collaborazioni tra guide diverse sono all’ordine del giorno, anche tra coordinatori regionali diversi».

 

Quante persone che seguono i suoi trekking decidono di seguire le orme e diventare guide ambientali?

 

«Mi è capitato diverse volte di avere clienti affezionati che innamorati dell’ambiente naturale, scoprono che lo possono farlo diventare la propria sede di lavoro, decidendo di intraprendere questo percorso stravolgendo la propria vita a beneficio di un benessere psicofisico che non ha prezzo».

 
 

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