Dall’abilitazione al lavoro: Francesca Castelli, professione necrofora

 
 

Un lavoro come tanti altri? Assolutamente no, per Francesca Castelli: dopo tante esperienze lavorative ha deciso di credere in quella che per lei è sempre stata una vocazione ed entrare nell’ambito cimiteriale attraverso il nostro percorso di abilitazione a Rimini. Trovare un impiego è stato immediato: durante il corso ha incontrato i lavoratori della cooperativa Cis Rubicone alla ricerca di un nuovo operatore abilitato alla professione.

Adesso è la prima e unica donna a lavorare come necrofora nella Valle del Rubicone tra i cimiteri di Savignano, San Giovanni in Compito e Fiumicino. La sua storia ha suscitato curiosità, tanto da essere intervistata sul Resto del Carlino. La intervistiamo pure noi approfondendo gli aspetti formativi e lavorativi del suo percorso. 

 

Cosa ti ha spinto a cambiare tipologia di lavoro?

 

Per dodici anni ho fatto la cassiera al supermercato e poi in un vivaio, ma ho sempre avuto la curiosità e l’interesse per i lavori in questo ambiente. Sapevo già da tempo che esistevano corsi per ottenere la formazione necessaria per svolgere questa attività e semplicemente, non appena si è presentata la possibilità di poter seguire il corso, l’ho colta. 

 

Quali sono gli aspetti del corso che ti sono stati più utili per il tuo lavoro?

 



Sicuramente è stato importante affrontare le normative: ho scoperto che ogni provincia le varia e questo è fondamentale quando si lavora. Ci sono tanti aspetti da tenere sempre a mente, ad esempio cosa cambia tra una salma mineralizzata e una mummificata o dopo quante ore può avvenire o meno la visita di un medico legale. Su molti aspetti mi ero già documentata da sola, altri li ho appresi in aula: tutti sono assolutamente indispensabili per svolgere questa professione.

 

È stato facile accedere in questo settore?

 

Anche se è un lavoro tipicamente maschile non ho incontrato molte difficoltà per inserirmi, anzi. Posso dire di aver cominciato subito dopo il corso perché tramite la formazione ho avuto l’opportunità di crearmi il contatto per ottenere il lavoro. Al corso ha partecipato un socio della cooperativa Cis Rubicone: erano alla ricerca di una persona abilitata al mestiere e adesso lavoriamo insieme.

 

Credi dunque, nella tua esperienza, che ci sia una certa richiesta nel settore?

 

Non so nelle altre realtà ma nel mio caso ha giocato molto la necessità di poter contare su una specializzazione per poter lavorare. Al tempo stesso, non è un lavoro adatto a tutti e che tutti vorrebbero fare. La morte è certamente ancora un tabù, se ne parla sempre così. Da quando ho iniziato il corso ho suscitato tanta curiosità. Molte persone si stupiscono che una donna possa decidere di fare questo lavoro. 
Però ho suscitato anche interesse e attenzione: molte persone vicino a me, tra cui il mio compagno, proveranno il prossimo corso per inserirsi nel settore.

 

Consiglieresti il corso FORMart? Perché?

 

Dopo una ricerca sul web ho scelto di partecipare al corso FORMart perché mi ha subito trasmesso una certa fiducia e affidabilità. Lo consiglierei sia da un punto di vista professionale che personale: un po’ tutti dovrebbero sapere cosa succede al corpo dei propri cari quando si passa a miglior vita. Lo consiglierei soprattutto a chi ha una certa sensibilità per le persone ma non ha mai trovato il coraggio di approcciarsi a questo mestiere.

Credo in particolare che molte donne potrebbero essere interessate a fare questo lavoro ma semplicemente non hanno ancora pensato a farsi avanti.

 
 

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